BIRMANIA: EMERGENZA CICLONE
Il tentativo di intervento durante l’emergenza causata dal passaggio del ciclone Nargis è stata una sfida per Moses Onlus. Una sfida durante la quale è stata di primaria importanza la condivisione di intenti e lo scambio di informazioni avvenuta con ISCOS. Insieme abbiamo stabilito le modalità d’azione e reperito i fondi per intervenire là dove anche le più importanti agenzie internazionali hanno subito – e continuano a subire – le incredibili e inaccettabili condizioni imposte agli aiuti umanitari dalla giunta militare.
Per la realizzazione del progetto è stato fondamentale il sostegno dell’Assessorato alla Solidarietà della Provincia Autonoma di Trento.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
PREMESSA
Il ciclone Nargis, abbattutosi nell’area della foce del fiume Irrawaddy tra il 2 e il 3 maggio del 2008, ha devastato intere zone delle province di Yangon, Ayeyarwady, Bago, Mon e Kayin, in cui sono insediati quasi metà dei 53 milioni di abitanti del paese. Nella più grande città ed ex capitale, Yangon il ciclone ha provocato oltre 80.000 vittime e almeno 50.000 dispersi. Nel solo distretto di Labutta le vittime accertate sono state 80.000 e, secondo alcune stime, il bilancio potrebbe essere ben superiore a 100.000. I danni stimati ammontano a oltre 10 miliardi di dollari.
Questi dati rendono il ciclone Nargis il più terribile disastro naturale che abbia colpito la zona a memoria d’uomo.
Gli interventi umanitari d’emergenza sono stati rallentati per ragioni politiche: il regime militare ha inizialmente rifiutato ogni aiuto internazionale. Ad alcuni giorni di distanza dalla catastrofe, la giunta militare ha finalmente deciso di accettare gli aiuti offerti dagli Stati Uniti, insieme alla proposta dell’India. La giunta militare, tuttavia, non si è mai preoccupata di pianificare e razionalizzare la distribuzione degli aiuti, né tantomeno di facilitare il lavoro di chi avrebbe potuto farlo per loro: gli operatori umanitari.
Le ultime stime relative a Nargis in Birmania, aggravano di almeno 10mila unità il precedente bilancio: il ciclone, secondo quanto riferito dalla giunta militare, avrebbe ucciso oltre 84mila persone mentre ancora 54mila risultano disperse. I dati sono stati riferiti dal vice-ministro degli Esteri della giunta che ha preso il potere nel Paese, Kyaw Thu, nel corso di una riunione cui hanno partecipato rappresentanti del governo locale, delle Nazioni Unite e dell’Asean, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico di cui fa parte la stessa Birmania. I feriti sono circa ventimila. L’Onu stima che poco meno di due milioni e mezzo di sfollati e senzatetto necessitino con urgenza di aiuti, ma le restrizioni imposte dai militari birmani hanno finora rallentato pesantemente le operazioni di assistenza.
(La Repubblica, 24 giugno 2008).
Secondo l’ONU, a oltre due settimane di distanza dalla catastrofe, solo 500.000 degli stimati 2.4 milioni di persone colpiti dal ciclone hanno ricevuto una qualche forma di assistenza internazionale. L’OCHA (UN Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), ha dichiarato che oltre la metà della popolazione colpita, pari a 1,4 milioni di individui, avrebbe avuto la necessità di ricevere aiuti con la massima urgenza.
OBIETTIVI
L’obiettivo primario del progetto è stato quello di fornire cibo, generi di prima necessità e assistenza medica in loco alla popolazione colpita dal ciclone Nargis in otto distretti delle province di Yangon e Ayeyarwaddy.
ATTIVITÁ
La distribuzione dei generi di prima necessità per l’emergenza è stata effettuata avendo come punto logistico la zona di Yangon. Da qui si è proceduto attraverso l’utilizzo di fuori strada e pick up, mezzi che sono serviti soprattutto per arrivare alla provincia succitata. Per poter raggiungere le aree più remote dell’Ayeyarwaddy sono invece stati utilizzati, data la lunga distanza, veicoli privati di maggiori dimensioni o imbarcazioni, anch’essi privati e affittati per superare le difficilissime condizioni di trasporto e di spostamento durante l’emergenza.
I nostri volontari hanno raggiunto le aree colpite dal ciclone Nargis per poter distribuire in loco gli aiuti alla popolazione, direttamente mani delle persone interessate. I generi di prima necessità sono stati confezionati in pacchi e hanno avuto la seguente composizione:
- Alimenti: riso, olio da cucina, legumi;
- Beni di prima necessità: teli incerati e impermeabili per le coperture, pastiglie per la purificazione dell’acqua e contenitori per la stessa;
- Prodotti per il primo soccorso e farmaci: soluzione salina, paracetamolo, burmenton, vitamina C, alcool denaturato, cotone idrofilo, garze, cerotti, unguenti e soluzioni antisettiche – Metronidazolo, Amoxicillina, Ampicillina, Dicotril, Leporax, Septrina.
Il personale medico e paramedico dell’Associazione MSKA ha raggiunto le zone devastate dal ciclone allo scopo di fornire, inoltre, assistenza medica e per garantire la somministrazione dei farmaci indispensabili alle persone bisognose di assistenza e cure.
Le attività sono state organizzate e portate avanti con il supporto e la partecipazione dei referenti locali, ivi compresi i leader religiosi. Dove possibile è stato attivato un coordinamento con il personale medico e paramedico allo scopo di prevedere una procedura di controllo e di ulteriori attività finalizzate alla prevezione.
RISULTATI
Quale è stata la rilevanza del progetto per i gruppi aiutati?
Le zone in cui l’intervento di Moses è stato maggiormente tempestivo sono state quelle del delta dell’Irrawaddy. L’azione dei volontari si è rivolta per prima ai bambini, ma anche agli anziani e agli adulti che durante la catastrofe sono stati feriti o colpiti da malattie e che, per motivi vari, non hanno avuto accesso a cure mediche o a prestazioni sanitarie di alcun tipo
I soggetti beneficiari degli aiuti, ovvero la parte più colpita della popolazione, è stata allontanata dal pericolo concreto e reale dovuto agli effetti del ciclone, che ha visto tra le sue conseguenze più immediate il rischio di malnutrizione, di malattie epidemiche ed endemiche, quali la dengue e la dissenteria. La parte di popolazione più colpita e maggiormente a rischio è stata quella infantile, soprattutto per quanto riguarda la malnutrizione. Senza un intervento tempestivo le conseguenze del ciclone sarebbero state ancora più tragiche per le fasce della popolazione più deboli, purtroppo trascurate in una situazione di emergenza umanitaria di difficile gestione.
Documenti correlati:
Voci dei Sopravvissuti 2010 (Original)
Voci dei Sopravvissuti 2010 (Italiano)
Riferimenti Web: