Il nostro lavoro nella giungla è cominciato 8 anni fa.
Sino a due anni fa raggiungere i nostri bimbi è sempre stato difficile, pericoloso a volte, e con il cuore sempre in agitazione, pensando all’arrivo di brutte sorprese.
Da oltre due anni, dalla firma del cessate il fuoco, la situazione e’ molto migliorata: sorrido pensando al check point dove la Fanta ha sostituito il mitra.
Moses lavora duro, sul campo, non si occupa di tempi morti , quali pubbliche relazioni o distrazioni inutili, lavora sodo per gente povera, per bimbi sfortunati, senza fronzoli.
Chi non cura le relazioni pubbliche non finisce sui giornali, non ha santi in paradiso, lavora e condivide con chi lo conosce , con chi gli vuole bene, senza luci della ribalta.
Ma le voci, le povere voci senza smartphone, senza tablet, viaggiano al passo di montanaro nella giungla , di villaggio in villaggio, di bocca in bocca, al ritmo lento ed inesorabile dei nostri cuori.
E di bocca in bocca, lungo tanti anni d’impegno serio, il nome di Moses ha viaggiato tanto, sino a raggiungere i luoghi piu’ sperduti del povero Kayin State, raccontando come i nostri bimbi imparano, crescono con serietà, con attenzione e con il sorriso.
Poche settimane fa le delegazioni di 16 villaggi sono arrivate da Moses, a chiedere di poter iscrivere i propri figli nella nostra scuola di UWK.
I nostri Bimbi sono 250, dal Kinder Garden al grado 10 (4a liceo) e siamo una realtà rara per la giungla che ci ha premiato con il Premio Dossetti per la Pace, alcuni anni fa.
Ora che UWK non sara’ piú un IDP camp (campo sfollati interni), ma un villaggio di confine, dove la gente provvederà a se stessa, dove verrà data la possibilita’ di coltivare il riso, arriveranno centinaia di nuovi bambini e ragazzini in cerca di istruzione. Dalle richieste, potrebbero essere 400 o 500, un numero immenso. L’anno scolastico sta per finire( febbraio fine delle lezioni, marzo esami, aprile aggiornamento insegnanti, maggio manutenzione scuola e giugno si ricomincia).
Ogni anno, con anticipo, dobbiamo rimettere in sesto tutto: i tetti di foglie, i banchi in bamboo, le latrine, l’impianto idrico, e se la popolazione scolastica aumenta? Abbiamo 2 ostelli, ma non per centinaia di bimbi, cosí come le cucine, la mensa, i servizi igienici, non sono adeguati per un simile aumento.
La testa fa male al pensiero su cosa possiamo fare? Rifiutare un aiuto? Accoglierli impreparati? Sono bambini, i nostri Bambini! Hanno bisogno di scuola, ma anche di accoglienza seria, protezione, sicurezza, cibo, stuoie, coperte, zanzariere conosciamo da dove arrivano, i loro villaggi, la loro timidezza. L’accoglienza sara’ la fase piú importante, hanno bisogno di essere accettati a braccia aperte, come fratelli, come figli.
Ci si mette al lavoro: con i nostri amici “villaggeri”, si parte per visitare tutti i villaggi che ci chiedono aiuto in un viaggio lungo un mese, di villaggio in villaggio, di famiglia in famiglia, per sapere realmente il pensiero di ognuno, per conoscere i bimbi, le esigenze e per parlare con le famiglie e poterci organizzare.
Costruire nuovi ostelli, spostare la cucina ed allargarla , perchè la cucina funge anche da mensa, reclutare nuovi aiutanti o insegnanti, se le sezioni dovessero essere oltre i 50 bimbi…
Come faremo? I fondi sono pochi, la crisi mette tutti in ginocchio, ma come dirlo a chi ha fame?
Pensieri che arrovellano la mente e il cuore, in questi giorni del nuovo anno…
Ma Moses non demorde, non possiamo permettercelo.