13 Settembre 2015
Ogni anno, nel periodo monsonico, forti piogge si abbattono sull’area del Golfo del Bengala e paesi limitrofi, ma quest’anno Komen ha falcidiato profondamente, più profondamente una delle aree piu’ povere del mondo.
A Sho Me, la piccola enclave Chin in Rakhine State, Myanmar, come nella vicina perla archeologica di Mrauk OO, la distruzione, la morte, si sono perse tutte le certezze: vite umane, povere case coltivazioni di riso, futuro.
In lunghe ore di pioggia incessante il Lembro ha rotto gli argini, innalzandosi di molti metri e trascinando con sè la piccola fortuna di tanta povera gente.
Arrivano le prime notizie, persone sfollate senza cibo, con le povere suppellettili, ammassate nei punti piu’ alti delle colline di boschi vicine.
Bambini dagli occhi ancora piu’ grandi e mamme dai colti ancora piu’ tristi.
Il Maestrino riesce a mandare un messaggio , una richiesta di aiuto. Lui vede in noi i soli che potranno aiutarli, ma siamo lontani.
Moses parte a cercarli ad aiutarli, ma le strade sono chiuse e il governo non permette di accedere alle aree. Hanno bisogno di cibo, di acqua non contaminata. Sembra incredibile in un’alluvione! Sappiamo bene quanto temibili sono, dopo un evento simile, le epidemie e i malanni, specie per i più deboli, bimbi e anziani.
Dobbiamo agire in fretta, mandare il riso, dobbiamo aiutarli.
La ricerca del cibo è difficile, tante sono le zone colpite dal Komen, tutti hanno bisogno di riso, di cibo, e non si trova nulla… se non con i prezzi decuplicati, e una qualità di alimenti infima.
Cominciano a mandarci le foto di una devastazione grande, di piccoli e grandi esistenze ormai senza vita tra il fango, una trasformazione drammatica che conosciamo bene.
Moses non ha fondi per le emergenze, il denaro è sempre contato per portare avanti i progetti e proteggere tutti i nostri bambini.
Ma dobbiamo farcela.
Grandi sacchi di riso buono si allineano al porto di Sittwe, e con un camioncino prima, e con la barca poi, risalgono il più in fretta possibile il grande delta del Kaladan, con una lentezza necessaria, ma snervante.
Lungo la strada la tristezza per quello che è successo strazia i cuori.
La calma del fiume sembra non in armonia con la tristezza dei volti che incontriamo, con la paura e l’incredulità.
Mrauk Oo, con il suo mercato, le piccole case intorno ai magnifici templi, non c’è più . La gente si è rifugiata sugli enormi basamenti dei templi, accovacciata guarda l’alluvione, che molto lentamente restituisce solo desolazione e distruzione.
Si prosegue sul fiume Lemro, con due piccole barche, e piove, non più come prima, ma non smette. Dopo aver perso il cemento, 2 anni fa, ora ogni cosa è impacchettata in forti lenzuola di plastica azzurra. Non si riconoscono i luoghi, il vecchio placido fiume ha inghiottito tutto.
L’arrivo a Sho Me ci vede attesi come sempre, ma non con i soliti sorrisi festosi, c’è un’aria scoraggiata e triste in ogni volto.
I sacchi sono grandi, enormi, e lentamente risalgono verso il villaggio, sulla schiena dei più forti.
La scuola non ha avuto lesioni, l’aver usato i mattoni e il legname l’ha aiutata. Ora la notte ospita le famiglie degli sfollati, di coloro che hanno perso la casa.
Una lunga coda spontanea segue il lento procedere del riso, in un silenzio irreale.
Sotto la tettoia della scuola facciamo la lista delle famiglie, e cominciamo a distribuire i “Pi*” di riso (*unità di misura), a tutti. Più di 200 persone, prima le mamme con i loro piccini legati al collo.
I bambini sono i primi ad accorgersi che il riso è sufficiente, e cominciano a ridere, a giocare, a tirare le gonne delle mamme.


Poi gli uomini, che aiutano con un sorriso appena ritrovato, anche se timido e contenuto. Persona dopo persona, “pi” dopo “pi”, il sorriso ritorna.
Il capo villaggio ha steso la nostra bandiera per ringraziare tutti i membri di Moses, e un tramestio più gioioso sostituisce il silenzio.
I piccoli giocano rincuorati, e per la prima volta, dopo tanti giorni silenziosi e tristi, rivediamo un guizzo di futuro in occhi anziani e piccini.
La normalità è ancora lontana, molto lontana, ma oggi, in un piccolo villaggio lontano, è tornato, per un poco, il sorriso.
I raccolti sono persi, ancora per un po’ queste povere popolazioni laboriose e semplici, dovranno la loro sopravvivenza alla generosità di chi più ha.
Un’iniezione di fiducia e di energia e’ arrivata dal’Italia lontana, per dire che siamo insieme , sia nella gioia che nel dolore.
La scuola ha riaperto i battenti, le maestre del governo se la sono data a gambe, spaventate, ma siamo certi di un loro ritorno appena tutto si sarà tranquillizzato.
Ora i bimbi sono calati a 50, alcuni villaggi sono ancora isolati e i piccoli non possono venire a scuola, i piu’ grandi aiutano nei campi i genitori, non può essere diversamente.


Con amore e comprensione si va avanti, e quei sorrisi di mamma, di papà, di bimbi, ce ne danno la forza.
I Volontari di Moses Onlus.