Sono passati 9 anni da quando è nata Moses e molti ne sono passati da quando scrivevo un blog quotidiano sul sito, raccontando le terribili notizie che arrivavano dal delta dell’Irrawaddy, dopo il ciclone Nargis, che aveva mietuto centinaia di migliaia di vittime dimenticate.
Allora la Birmania (Myanmar) era una cassaforte nella quale era difficile penetrare, se non in modi problematici e non privi di rischi e pericoli.
Mi ricordo l’aria pesante, le strade deserte, le persone timorose, le spie e tutta quella polizia che stazionava ovunque con quegli scudi.
Sono state missioni difficili per neofiti come noi, gente comune a cui un’onda di Tsunami ha portato il cuore lontano ed ha barattato due vite tranquille con l’aiuto a tante persone che ne avevano davvero bisogno.
Di ciascuno non dimentico né uno sguardo, né un sorriso.
Molti occhi li ho visti crescere, li ho visti diventare grandi e forti, altri non ci sono più, inghiottiti in situazioni estreme, spariti in un nulla che urlava impotente, indifeso e inutile.
Ritorno a scrivere prima di partire per la ventesima missione, una missione importante che ci porterà, tra le tante cose, anche ad inaugurare una nuova scuola di Moses in Rakhine State.
Ritorno a scrivere per raccontare piccole storie silenziose, ma importanti, per parlare della vita in missione di 2 persone come tante che non per caso, ma per una forza enorme, inaspettata e perentoria, hanno rimesso in gioco la loro vita serena e di mezza età, per aiutare tanti e tanti bambini, donne, uomini, anziani in un’esistenza difficile, e che ancora lo stanno facendo.
Una promessa, e chi mi conosce sa che sarà mantenuta:
non racconterò storie lacrimevoli e neppure a effetto, racconterò la verità, quella difficile, quella fatta di timida e discreta quotidianità.
Raccoglierò tutti i sorrisi che incontrerò sulla nostra strada per viverli insieme e condividerli per far sorridere anche quei giorni italiani che ci vedono lontani.
A presto
Patrizia